CAP.2
Dove ero rimasta? Ah si! In biblioteca…
Dunque. Dopo aver cercato di diventare strabica per un paio di ore nel tentativo di osservarlo meglio, ebbi un impulso irrefrenabile… dovevo provare a conoscerlo!
Ma come?
“Che fai Giulia? Ma sei sicura? Sembra più grande di te e sopratutto, fino ad ora nemmeno ti ha degnata di un’attenzione…”, la “vocina” non perse l’occasione!
“Fanculo! Adesso non voglio proprio ascoltarti!”, pensai cercando di auto-convincermi…
Non mi era mai capitato di essere così decisa, di solito ascoltavo talmente tanto “vocina” da assumere atteggiamenti da bipolare! Ma quell’incontro mi cambiò improvvisamente.
Così, dopo la quinta volta che la penna “accidentalmente” cadde dal tavolo facendo seguire anche un fastidiosissimo ed assordante rumore della sedia che strusciava sul pavimento per permettermi di raccoglierla da terra, lui… si voltò!
Mi guardò un po’ allibito, almeno inizialmente, ma subito dopo scoppiò in una risata che sciolse tutto l’imbarazzo nel quale ero caduta dalla testa ai piedi!
Rimasi a fissarlo inebetita a bocca aperta poi, quando lui fece per pronunciare qualcosa, il mio sguardo si diresse subito a fissare le sue labbra così perfettamente rosa, carnose e vellutate, che mi dissero:
<Sei bellissima! Ti va se usciamo da questo posto e prendiamo qualcosa da bere insieme? Così ci conosceremo meglio e staremo insieme tutta la vita!>
Poi di nuovo mi rivolsi al suo sguardo e a quegli occhi così verdi, così magnetici e profondi, così….verdi l’ho già detto?
Ma la sua espressione tutto d’un tratto era diversa, non sorrideva più, sembrava preoccupantemente sorpreso che di botto mi ripresi come si mi avessero fatto un iniezione di adrenalina! E finalmente riuscii anche a focalizzare quello che stava realmente dicendo, riuscendo così a dare un senso vero alle sue parole che furono:
<Stai bene? Hai lo sguardo vitreo e la tua faccia è un po’ strana! Hai capito quello che ti ho detto? Devo prepararmi bene oggi, perchè venerdì ho un’interrogazione in “Scienza delle costruzioni” ed è fondamentale che prenda un ottimo voto… pensavo che venendo in biblioteca mi sarei potuto concentrare, ma vedo che oggi proprio non è giornata…>
Ecco, il mi sogno era già finito…
<Scusami, sono una scema sbadata. Perdonami esco subito e ti lascio concentrare, scusami ancora!>,
quelle furono le uniche parole che mi uscirono dalla bocca mentre scappai via dalla stanza il più velocemente possibile con la faccia rossa dalla vergogna!
Mi fermai a sedere per riprendere fiato sulla panchina del cortile che c’era proprio all’uscita della biblioteca, avevo il cuore a mille ed a mille c’era anche lei, “vocina”, più infuriata che mai che non perse l’occasione per dirmele di ogni!
Non solo ero stata incapace di essere degna di un solo sguardo di interesse, ma in aggiunta avevo fatto anche una discreta figura di merda che affossò ancora di più la mia autostima! Ed il tutto nel giro di pochi secondi!
Brava Giulia, sei un genio!
Mi sarei sotterrata lì, da sola, sotto quella maledetta panchina insieme a quel vecchio libro di latino!
“Cavolo! Il libro di latino! E adesso come faccio a riprenderlo?”, pensai sbiancando in faccia!
Dentro non potevo certo ritornare dopo la mia pessima e goffa presentazione! E mentre io e “vocina” stavamo pensando ad una soluzione, mi sentii toccare la spalla…
<Hai dimenticato questo…>, era lui…
E adesso che faccio, improvviso??? Il panico totale! “Vocina” mi venne in aiuto per la prima volta e, invece di infamarmi, disse:
“Smettila di delirare e inizia a minimizzare qualsiasi cosa sia accaduta inondandolo con discorsi senza senso e, soprattutto, senza dargli modo di proferire una parola!”, fu questo il suo consiglio.
Portai così il discorso sulla casualità del fatto che lui fosse proprio in quella stanza in uno dei miei giorni di noia mortale, optando infine per incolpare la verifica di latino nel tentativo di sviare ogni dubbio sulla mia inenarrabile ed improponibile tecnica di abbordaggio…
Lui stava lì ad ascoltare tutto quello che dicevo, che in realtà non ricordo nemmeno tanto bene… Ma non sembrava annoiato, anzi, sembrava fosse felice di trovarsi su quella panchina con me ed io… io stavo bene! Benissimo!
<Mi chiamo Marco, piacere>, interruppe i miei sproloqui così.
<Io sono Giulia, e… scusa se ti ho fatto sanguinare le orecchie ma sono davvero nervosa per questo test, non so proprio come fare a superarlo, a me il latino proprio non piace!>
<Ti capisco, anche io ho delle materie che non digerisco, frequento la facoltà di Architettura e con “Scienza delle costruzioni” davvero non vado d’accordo>, mi rassicurò.
Parlammo più tranquillamente per un’oretta che sembrò volare via, alternando discorsi più seri a delle cazzate colossali. La sua voce mi avvolgeva, il suo sorriso, anche…
Inutile dire che quel ragazzo mi piaceva e molto: era diverso da tutti gli altri che avevo visto finora, o almeno ai miei occhi risultava così.
Fantasticavo se anche lui, per me, potesse provare…
“Ok adesso però svegliati Giulia, che devi tornare a casa!”, la mia simpatica “vocina” fece breccia nei miei pensieri…
Come una ragazza vissuta e con una certa disinvoltura, dissi che sarei dovuta ritornare a casa per provare a rimettermi sui libri e che mi aveva fatto davvero piacere averlo conosciuto!
In realtà, mentre raccoglievo gli occhiali da sole e le sigarette dalla panchina, il mio cuore sperava che lui mi chiedesse di rivederlo al più presto.
Ma fu il silenzio, un silenzio imbarazzante per entrambi da quando ci alzammo dalla panchina a quando ci scambiammo due baci sulle guance per dirci “ciao”.
Mi voltai con decisione, ma tremavo. Chiusi gli occhi e mi incamminai verso l’esterno del cortile.
Ancora una volta la sua voce mi fece fare un sussulto: <Ma quando e dove ti ritrovo Giulia?>
<Domaniiii…>, dissi di getto!
<Domani mattina ho lezione e nel pomeriggio devo essere a scuola della mia sorellina di 6 anni che ha un saggio>, rispose lui.
<No. Mi hai fraintesa, stavo pensando ad alta voce. Domani mattina anche io ho lezione e nel pomeriggio ho già degli impegni con un’amica, ma stavo pensando che magari, sabato, se vuoi ci possiamo rivedere qui… diciamo alle 17?>, dissi nella speranza di aver scampato l’ennesima figuraccia e di non averne fatta un’altra…
“Ok per me sta bene” era tutto ciò che volevo sentirmi dire!