Il Giappone è stato nuovamente colpito da un terremoto di forte intensità, magnitudo 7,3 anche se successivamente declassato a 6,9 e allerta rischio Tsunami.
L’epicentro è stato localizzato ad una distanza di circa 23 chilometri dalla costa.
Uno Tsunami con un’altezza di 60 cm è arrivato a Onahama Porto di Fukushima, seguito da uno tsunami con onde alte non meno di 90 cm a Soma, una città costiera nella regione di Fukushima, città già colpita gravemente nel 2011.
Onde dello Tsunami pare siano arrivate sino alla centrale nucleare, anche se non ci sono dettagli immediati circa l’altezza esatta e danni potenziali, si sa che la struttura ha subito lievi spostamenti.
La centrale nucleare di Fukushima è attualmente in fase di smantellamento, una delicata operazione pluridecennale.
Richiede ancora sistemi di raffreddamento di emergenza per mantenere il tutto in condizioni di sicurezza.
Sinora solo una vittima segnalata dall’agenzia di stampa Kyodo, una donna ferita gravemente alla testa dalla caduta di alcuni piatti.
L’allerta Tsunami prevede onde con altezza sino a 3 metri e le autorità hanno già disposto l’intera evacuazione della popolazione dalla costa.
Le attività sismiche sono dovute alla grande attività dei vulcani e alla placca tettonica presente nell’oceano pacifico.
Quello che ci domandiamo non è solo il naturale mutare del pianeta ma quanto l’uomo abbia mai preso in considerazione le azioni rivolte alla tecnologia prendendo in considerazione gli eventi della natura, almeno quelli prevedibili e conosciuti.
La continua necessità di fonti di energia come il nucleare sarebbero da considerare con maggiore attenzione e parte delle ricerche ed investimenti dovrebbero dirigersi verso energie alternative meno rischiose per l’intera umanità.
La centrale di Fukushima ha apportato all’ambiente un danno irreversibile e permanente per almeno un migliaio di anni, non è servito da monito e oggi il Giappone teme ancora per la centrale e per ciò che un evento sismico di grande portata potrebbe provocare.
Le ultime news riportano il blocco totale dei trasporti con treni ad alta velocità, blocco delle attività di trasporto marittimo e evacuazione completa delle zone a rischio.