• gσvєяиι™ ha inviato un aggiornamento 8 anni, 2 mesi fa

    CAPITOLO 4: EATHEN
    … il ragazzo che mi aveva tirato i pugni il giorno prima.

    Mi giro e scappo tra la folla sono confusa e rattristata. Sento dei ragazzi che mi stanno fischiando ma non mi volto nemmeno a guardarli ed entro nella prima stanza che trovo.
    È la cucina della casa, della casa di quel mostro di Logan! Apro il frigo e mi verso un po di room alla pera nel bicchiere che mi avevano dato appena entrata. Dopo 3 bicchieri riempiti di quel maledetto liquido mi sento bruciare la gola e mi sento più felice, così penso “bene” di versarmene altri due bicchieri, dopo i quali non vedo quasi più nulla e rido da sola.
    Sento una presenza dietro di me e quindi mi giro ma non riconosco chi è quindi iniziò a ridere e a dire “Ehi bellezza, ne vuoi un bicchiere pure tu”. Capisco che è un maschio dalla sua voce quando mi invita ad andare a giocare ad obbligo o verità e io ovviamente accetto.
    Siamo andati in un divanetto dove c’erano anche altre persone che però non distinguevo.
    Quando ci siamo seduti ho sentito lui che diceva “Ragazzi lei è Martina” però io non gli avevo detto il mio nome e così mi è venuto in mente quando era successa la stessa cosa con Tom ,quando ero in macchina con lui dopo essere stata presa pugni da LOGAN.
    Durante il gioco non capisco quello che si dicono ma ogni tanto rido a caso. “Tom devi baciare Martina” sono le ultime parole che sento prima di percepire le sue labbra sulle mie. In quel momento in testa ho 1000 pensieri, ad esempio che Tom mi ha baciato, che lui mi sta baciando davanti a tutte queste persone.
    Mentre la sua lingua spinge per entrare nella mia bocca cerca di mettere una mano sotto la mia gonna ma è troppo stretta quindi smette di baciarmi, mi prende la mano e si alza trascinandomi su per le scale.
    “Tom lasciala in pace è ubriaca!”
    “Non dirmi cosa devo fare Logan. Se solo invidioso.”
    “Lasciala in pace Tom.”

    Non sento più Tom e Logan litigare, così mi siedo su uno scalino e prendo il telefono. Lo accendo e vedo 17 chiamate perse e 10 messaggi da Ash. Premo il tasto di chiamata quando mi sento picchiettare sulla spalla.
    Mi giro e vedo Ash che mi salta addosso abbracciandomi e inizia a urlarmi cose che per colpa della musica e dell’alcol non capisco.

    Ash dice qualcosa ad una ragazza che le lancia le chiavi della macchina e noi usciamo dalla casa e saliamo sul piccolo veicolo.
    “Mamma. Si tutto apposto. Sono venuta via ora. No. Con Martina. Mh, si. Pizza. No che non ho bevuto mamma! Sta sera rimango a dormire a casa di Martina. Okey. Buonanotte mamma. Si sto attenta”

    Prendo le chiavi di casa ed entriamo. Prima di buttarmi sul divano e addormentarmi, faccio giusto in tempo a togliermi le scarpe e a puntare la sveglia per le 6.00 della mattina dopo.

    Mi sveglio con un mal di testa angosciante è una nausea notevole così vado subito in doccia e ci sto una mezz’ora buona.
    Quando esco mi ricordo di Ash perché sta venendo verso di me barcollando.
    Parliamo mentre ci vestiamo e ci prepariamo psicologicamente ad affrontare la giornata, dopo la serata precedente.

    Quel giorno io ed Ash avevamo solo un corso insieme, quindi appena arrivate a scuola ci separammo e io mi avviai al corso di economia aziendale. Oltre a me nell’aula c’era il professore ed un ragazzo, così mi siedo accanto a lui e inizio la conversazione “Ei ciao, io sono Martina, tu come ti chiami?” il ragazzo si volta a guardarmi e mi rivolge un sorriso “Piacere io sono Eathen”. Parliamo molto prima che inizi la lezione e scopro che anche lui viene dall’Italia, precisamente da Roma, quindi dopo quella scoperta continuiamo a parlare in italiano.
    Il sabato avevo tutti i corsi insieme a lui, a parte quello che avevo con Ash.
    Ad ogni lezione lo conoscevo un po meglio e lui conosceva me, infatti dopo le lezioni siamo andati a mangiare un panino ad un bar vicino alla scuola.

    “No Marti, pago io dai”, lo guardo mentre gli do un leggero bacio sulla guancia. Prima di tornare a casa mi parla di uno skateboard park e mi chiede se mi farebbe piacere andare con lui il giorno seguente. Accetto alla sola condizione che sarebbe venuta anche Ash con noi.
    Ci salutiamo e vado a casa mentre parlo al telefono con mio papà e scambio qualche messaggio con Ash per mettermi d’accordo per andare allo skateboard park il giorno successivo.

    “Come diavolo mi sono vestita” penso guardandomi di riflesso mentre aspetto l’autobus. Indosso un cappellino con la visiera rivolta all’indietro di colore rosso bordeaux, una maglietta a mezze maniche, dei pantaloncini larghi dell’errea, entrambi neri e delle scarpe basse che riprendono il colore del mio cappellino.
    Quando arrivo allo skateboard park vedo con piacere che Ash e Eathen stanno parlando insieme, così mi avvicino e li saluto. “Eath vedo che hai conosciuto Ash” dico seguendo la frase con una risata.
    “Ora potete PROVARE a fare le rampe, ma quelle più basse perchè…” dice Eathen “Ha ha ha” lo segue subito Ash pulendosi il sudore con il gomito e io faccio lo stesso. “Marti, io non ho soldi nel telefono per chiamarti l’ambulanza quindi è meglio se continui a fare pratica a terra” mi dice Eathen facendo scoppiare a ridere Ash. Guardo tutti e due e gli mostro il dito medio, poi prendo lo skateboard e mi dirigo verso la rampa medio alta sculettando un po’.
    Nessuno dei due lo sapeva e io cercarvo di non farlo vedere, ma quando abitavo in Italia io tutti i fine settimana andavo allo skateboard park a Firenze e con i miei amici e lì facevamo delle sfide sullo skate.
    “Cosa pensi di fare? Non sai andare nemmeno dritta con lo skate!” mi risveglia Ash da quel ricordo. Non l’ascolto e salgo sulla rampa. “Marti ti farai davvero male, scendi” (migliore amico) inizia a correre verso di me, ma prima che possa fare un altro passo scivolo giù per la rampa con lo skate ben solido sotto i piedi. Piego leggermente le ginocchia e mi sporgo in avanti con la schiena per toccare con la punta delle dita la parte più alta dello skateboard.
    Arrivo in cima alla rampa e con la spalla sinistra e una spinta dell’anca mi ruoto e ripeto gli stessi movimenti. Finisco il giro risalendo sulla piattaforma piana della rampa, così ripongo il corpo il posizione eretta e scendo dallo skate.
    Guardo in direzione di Ash e Eathen e vedo che accanto a loro si era radunata una piccola folla di 6 o 7 persone, così sono diventata rossa all’istante.
    Con un salto scendo dalla rampa e vado dritta verso Eathen, mi avvicino al suo orecchio e gli sussurrò “Non credo ci sia bisogno di chiamare l’ambulanza” subito dopo gli faccio l’occhiolino e scoppio a ridere.

    “Marti ma te hai il suo numero?” sussurra Ash indicandomi Eath. Ci penso un attimo e poi la guardo con la faccia più pervertita che avessi mai fatto. “Dai scema! Ce l’hai o no?!”. Non le rispondo e lei continua a farmi la stessa domanda finchè …

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