Nel tentativo di spiegare come i cani si sono evoluti nei “Simpatici, Pazzi e Adorabili Amici” che noi tutti conosciamo e amiamo, gli scienziati hanno individuato alcune mutazioni genetiche che potrebbero esserci dietro la loro personalità così amichevole!
La nuova ricerca, pubblicata ieri sulla rivista scientifica Science Advances, è nata per comprendere meglio come fin dalle origini i cani siano diventati i nostri migliori amici… Pelosi! ?
In qualche modo anche i cani si sono evoluti come gli esseri umani! In cambio del loro affetto esuberante e della loro devozione, i cani ci hanno convinto, in qualche modo, a prenderci cura di loro.
Il tutto nasce da uno studio sui lupi che, decine di migliaia di anni fa, cominciarono a seguire i cacciatori (umani), per raccogliere cibo dalle loro uccisioni. I lupi più amichevoli, si sarebbero accontentati degli scarti, gli altri lupi invece potrebbero essere stati uccisi, ma nel corso del tempo il primo gruppo di lupi si è evoluto in cane.
“Il processo genetico che ha modificato la personalità di questi animali rimane comunque per gran parte un mistero!”
Per questo motivo Bridgett von Holdt, una genetista evolutiva dell’Università di Princeton e Monique Udell, dell’Oregon State University, hanno guidato un gruppo di scienziati per scoprire cosa differenzia i cani da lupi.
Utilizzando una combinazione di sequenziamenti genetici e test comportamentali, hanno individuato una coppia di differenze genetiche che sembrano essere la causa dell’amicizia!
Questo potrebbe essere uno dei primi studi per individuare le varianti genetiche specifiche che sono state fondamentali per trasformare i lupi in cani!
Gli scienziati hanno iniziato facendo dei test su 18 cani e su 10 lupi, per studiare come si comportavano vicino alle persone.
In una prova i cani ed i lupi sono stati incaricati di estrarre un bel pezzo di salsiccia da una scatola fatta a puzzle, davanti a una persona oppure da soli.
I lupi hanno vinto sui cani in entrambe le prove, rimanendo concentrati sull’obiettivo anche quando un essere umano gli era vicino, mentre i cani non erano in grado di farlo perchè passavano più tempo a guardare in stato di adorazione la persona accanto a loro piuttosto che la scatola contenente la salsiccia…
(Beh, si vede che ancora non hanno conosciuto il mio! ?)
In un altro test gli scienziati hanno misurato quante volte un cane o un lupo si avvicinava ad un gruppo di umani. Nel complesso i cani hanno passato molto più tempo vicino alle persone rispetto ai lupi.
Tutto nasce dallo studio di un gene:
Bridgett ha identificato un gene mutato presente più spesso nei cani che nei lupi a causa forse della domesticazione, che corrisponderebbe anche a quello presente nell’uomo. O meglio, in alcuni soggetti umani nati con una determinata condizione detta “Sindrome di Williams-Beuren o WBS”.
Le persone con la WBS tendono ad essere particolarmente sociali ed amichevoli e questo ha fatto sospettare ai ricercatori che questi geni potrebbero essere stati molto importanti per la cordialità sia nelle persone che nei cani.
Così Bridgett e la sua squadra hanno deciso di iniziare proprio da lì, tracciando i risultati dei test comportamentali in base alle sequenze genetiche e scoprendo che alcune mutazioni sembravano proprio essere legate ai “dolci atteggiamenti” dei cani:
due di esse interferiscono con le funzioni dei geni GTF2I e GTF2IRD1, che rendono le proteine responsabili di accendere o spengere altri geni come fossero degli interruttori!
Gli animali con queste mutazioni sembravano prestare maggiore attenzione agli esseri umani di quelli che non ne avevano…
Anche alcune precedenti ricerche fatte sui topi, avevano già dimostrato che eliminare questi geni rendeva i piccoli roditori molto più amichevoli. Le persone con la WBS che ancora dispongono di versioni funzionali del GTF2I e del GTF2IRD1, non sono abbastanza estroverse come le persone che non le hanno!
Di come i geni e l’ambiente di un cane abbiano reso questo animale più o meno amichevole, ancora oggi non c’è certezza, però ci sono molti indizi che portano gli scienziati a svelare la soluzione del mistero della domestizzazione!
“Non diciamo di aver trovato la mutazione che controlla la socialità, ci sono molti geni che vanno a comporre il genoma di un organismo che contribuiscono ai comportamenti dei cani, per adesso ne abbiamo studiato solo una piccola parte. Inoltre i geni non sono deterministici, in natura nulla avviene per caso ma tutto accade secondo una ragione ed una necessità… La storia è tutt’altro che completa e c’è ancora tanto da scoprire!”, aggiunge Bridgett.