Le uova di alcuni dinosauri non volatili hanno richiesto molto più tempo per schiudersi rispetto a quelle dei loro parenti discendenti. Questo potrebbe aver contribuito alla loro scomparsa!
Un team di ricercatori ha esaminato un “dente embrionale” trovato in un uovo grande quanto un pallone da calcio, deposto da un dinosauro chiamato Hypacrosaurus, alto poco più di 9 metri e strettamente legato ai rettili come ad esempio i coccodrilli.
Calcolando i marcatori di crescita quotidiana nei denti, hanno scoperto che le uova degli animali necessitavano di circa sei mesi di cova, dunque è probabile che più l’uovo era grande, più il periodo per l’incubazione fosse lungo.
Basti pensare che i pulcini di struzzo escono dal guscio dopo soli 42 giorni, e gli uccelli più piccoli hanno periodi di incubazione ancora più brevi.
Il tempo di incubazione più lungo, ha significato che i dinosauri non volatili come gli Hypacrosaurus, furono decisamente svantaggiati quando un asteroide, o una cometa, colpirono il nostro pianeta 65 milioni di anni fa!
Dal momento che per loro fu necessario molto più tempo per la riproduzione e dunque per la ripopolazione deceduta nell’impatto, il periodo di incubazione potrebbe essere uno dei fattori che hanno portato alla loro successiva estinzione.
Nel frattempo gli uccelli che già esistevano in quel periodo, e che non avevano bisogno della stessa quantità di tempo per covare, prosperarono fino a diventare dopo moltissime mutazioni, i volatili che conosciamo oggi.
Detto questo, il lungo periodo di incubazione è solo uno dei fattori per cui i dinosauri non volatili si sono estinti. Il ricercatore Gregory M. Erickson della Florida State University, in una recente intervista ha dichiarato:
“Questi animali, che erano grandi ed a sangue caldo, sprecavano tantissima energia durante la loro crescita per raggiungere la maturità. Tutto ciò non ha giocato certo a loro favore!”